27 Marzo 2018 - , ,

Storia del Simbolo CAI

Cenni storico-araldici ed evoluzione grafica
Com’è noto la nascita ideale del Club Alpino Italiano si deve allo scienziato e statista biellese Quintino Sella che la concepì durante l’ormai famosa salita al Monviso del 12 agosto 1863. La nascita ufficiale avvenne a Torino il successivo 23 ottobre in occasione della seduta costitutiva presso il Castello del Valentino, alla quale parteciparono circa duecento soci fondatori.

Stemma CAI prima versione
La nuova Associazione adottò un proprio distintivo (figura 1), ben diverso da quello attuale che tutti conosciamo. Esso era infatti di forma circolare e raffigurava, con grafia di colore azzurro su fondo bianco, una serie di vette sorvolate da un’aquila alta nel cielo e dominate da un camoscio appostato su una di esse. Il tutto era racchiuso entro una fascia perimetrale recante la scritta, sempre di colore azzurro, “Club Alpino Torino” con riferimento alla città che vide nascere l’Associazione. Le caratteristiche erano quelle di un vero e proprio “distintivo” con bozzetto assai semplice e realistico, ma dal significato molto immediato: la severità e la magnificenza della montagna con le quali gli alpinisti dovevano misurarsi. Con il progressivo costituirsi delle molteplici “Succursali” (così venivano chiamate all’epoca le Sezioni) con capillare diffusione sul territorio, nelle grandi città e nei piccoli centri montani dalle Alpi al Mezzogiorno, il Club Alpino assunse sempre di più una configurazione nazionale per cui sorse l’esigenza di adottare un nuovo distintivo che potesse simbolicamente meglio corrispondere a questo spirito più ampio.

Stemma CAI seconda versione
Il distintivo originario venne sostituito con un nuovo e originale emblema (figura 2) realizzato dalla Sezione di Napoli nel 1873 su incarico della Sede Centrale ed approvato con lievi modifiche nel 1874. Attraverso alcune evoluzioni grafiche, che non ne hanno comunque alterato l’aspetto complessivo, esso è giunto sino ai giorni nostri.
Le caratteristiche del nuovo emblema si possono ricondurre non già a quelle di un semplice “distintivo”, ma piuttosto a quelle di un vero e proprio “stemma” con ben precise connotazioni e simbologie araldiche. E proprio attraverso le terminologie dell’antica scienza araldica è possibile descriverne (blasonare) le varie componenti ed interpretarne il significato.
Esso è costituito da uno scudo triangolare o gotico antico (scudo d’arme tradizionale italiano) a forma di triangolo equilatero azzurro con i fianchi leggermente ricurvi a campo pieno (senza alcuna partizione) con stella d’argento a cinque raggi posta in cuore (al centro dello scudo). Lo scudo è dotato esteriormente di ornamenti (elementi con funzione ornamentale e di distinzione): sovrapposto in capo (sulla parte alta), un cartiglio ondulato con le estremità bifide recante la scritta “Club Alpino Italiano”; ai lati, una piccozza ed un’ascia da ghiaccio poste in decusse (a guisa di croce di Sant’Andrea), un binocolo sulla destra ed una corda riavvolta sulla sinistra entrambi appesi allo scudo. E’ sorretto con gli artigli da un’aquila ad ali dispiegate e testa rivolta verso destra.
Va precisato che nel linguaggio araldico i lati dello scudo, che da antico strumento di difesa individuale divenne il supporto delle armi gentilizie, sono convenzionalmente riferiti a quelli di una persona che si pone dietro lo stesso per sorreggerlo, per cui la destra dello scudo corrisponde alla sinistra di chi lo guarda, mentre la sinistra dello scudo corrisponde alla destra di chi lo guarda.
Le spiccate caratteristiche araldiche, innanzi descritte, conferiscono al distintivo (torniamo a chiamarlo così per spirito di tradizione) un significato universale che ben riassume l’essenza stessa dell’alpinismo. La montagna, meta eccelsa (stella in campo azzurro ed aquila), raggiungibile con l’azione (corda e piccozza: per l’impegno della salita e della conquista) e la contemplazione (binocolo: per ammirare le bellezze della natura che circonda l’alpinista).
Nel corso degli anni si registrano alcune sostanziali modifiche dell’emblema, sia compositive, per la diversa quantità e collozione degli ornamenti, sia grafiche, per l’adozione di più aggiornate tecniche rappresentative.

Stemma CAI durante il fascismo
Durante il ventennio fascista, nel quale il CAI venne ridenominato “Centro Alpinistico Italiano” per l’avversione del regime alle terminologie straniere, il distintivo subisce una radicale evoluzione grafica (figura 3).
L’insieme appare decisamente stilizzato ed essenziale secondo i canoni dell stile nazionalista che ha caratterizzato quel periodo. Lo scudo viene caricato in punta (sovrapposto nella parte inferiore) dal fascio littorio con ascia rivolta verso sinistra, il cartiglio è rigido con le estremità tronche e reca la sola sigla “C.A.I.” affiancata da due nodi delle guide, la piccozza e l’ascia da ghiaccio sono meno evidenti, mentre scompaiono del tutto il binocolo e la corda. L’aquila è fortemente semplificata ed è definita in pratica dalle sole linee di contorno.

Stemma CAI dopoguerra
Nel dopoguerra si torna ad una versione più classica ed aderente alle forme originali con linee morbide e raffigurazione realistica (figura 4).
L’unica modifica di rilievo consiste nell’eliminazione dell’ascia da ghiaccio sulla sinistra dello scudo che consente di mettere maggiormente in evidenza la corda posta sullo stesso lato. Binocolo e corda non sono più appesi allo scudo, ma appaiono affiancati allo stesso.

Stemma ristilizzato da Umberto Brandi
Un recente restyling grafico, ad opera del socio Umberto Brandi di Milano, ci offre infine una moderna reinterpretazione del distintivo, senza per questo alterarne l’aspetto consueto (figura 5). Lo scudo originario è stato trasformato in semirotondo o gotico moderno con la parte inferiore (punta) arrotondata quasi a semicerchio. Le linee del design, più tese, conferiscono all’insieme un aspetto sobrio ed essenziale. Il bozzetto è racchiuso in un riquadro dai larghi bordi e vertici arrotondati che simboleggia l’insieme delle Sezioni che costituiscono la grande famiglia del Club Alpino ltaliano.
Il distintivo del CAI, pur progressivamente aggiornato secondo le tendenze stilistiche dei vari momenti storici, resta fedele alla continuità della tradizione che vede in esso il simbolo unificante di tutti gli alpinisti italiani.

Verso la metà degli anni 2000, si è ritornati alle origini (figura in basso), riprendendo il vecchio STEMMA, scoprendo che questo era più moderno e rappresentativo di quanto si pensasse. Scompaiono le varie cornici e oggi in tutte le situazioni, dalla carta intestata alle pubblicazioni, domina il vostro caro vecchio e giovane stemma che richiama l’essenza del nostro essere CLUB e la nostra APPARTENENZA, racchiusa nello scudo.

Ecco allora il significato del nostro simbolo:

AQUILA: I GRANDI SPAZI

CORDA E PICCOZZA: L’AZIONE E L’IMPEGNO PER LA SALITA

BINOCOLO: L’OSSERVAZIONE E LA CONOSCENZA

LA STELLA A 5 PUNTE: L’UNIVERSALITÀ